Il packaging degli alimenti: ridurre il suo impatto ambientale

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Il packaging degli alimenti è stato oggetto di una ricerca della Wageningen University & Research con sede nei Paesi Bassi, di cui abbiamo già scritto in precedenti post.

L’obiettivo della ricerca è la riduzione dell’impatto ambientale del packaging degli alimenti.

Gli scienziati della Wageningen Food & Biobased Research si sono riferiti in particolare al packaging di frutta e verdura freschi che spesso è in plastica.

La plastica

i rifiuti di plastica usati per contenere gli alimentari costituiscono un problema enorme perché non sono facilmente smaltibili.

Sono state fatte diverse ipotesi compresa quella di abolire le confezioni in plastica per gli alimentari.

Alla fine questa ipotesi non risulta applicabile per una serie di motivi.

I primi igienici, in quanto la plastica protegge molto bene dagli agenti esterni. In pratica senza una confezione in plastica molti prodotti sarebbero più deperibili e si aumenterebbero gli sprechi alimentari che sono già così considerevoli.

Secondo dati FAO oggi il 45% dei prodotti alimentari freschi nel mondo vanno persi per mancanza di contenitori adatti a conservarli. Inoltre materiali alternativi alla plastica – come la carta e il cartone – possono comportare dei problemi perché le fibre della cellulosa potrebbero contaminare i cibi nei contenitori rendendoli così pericolosi per la salute.

Le alternative

La ricerca prende in considerazioni numerose alternative alla plastica, che dovrebbe essere sempre biodegradabile.

La più radicale è fare a meno in assoluto del packaging degli alimenti.

La scelta è possibile realizzando una catena di raccolta-distribuzione molto stretta e dunque un veloce passaggio produttore-consumatore. Quindi una possibilità è quella di realizzare una catena distributiva molto più efficiente. Ma ovviamente non sempre è possibile.

Però grazie alla diffusione della IOT (Internet of Things) le catene possono raggiungere più facilmente degli obiettivi di qualità e
sostenibilità.

Parallelamente lo studio si concentra sulla ricerca d’imballaggi che sono definiti ‘dinamici’ in grado cioè di difendere i prodotti ad esempio dagli sbalzi di temperatura.

A questo proposito la Wageningen Food & Biobased Research ha brevettato un tipo di materiale che assicura una maggiore qualità del prodotto e contemporaneamente una più lunga durata della conservazione.

Norme più chiare

C’è anche un problema di fondo da non trascurare.

L’industria del packaging ha bisogno di etichette più chiare.

L’articolo rileva che la norma EN13432 sulla biodegradabilità o compostabilità dei materiali per il packaging appare oggi ormai superata e andrebbe aggiornata e migliorata.

Per concludere il post della Wageningen ci sembra approfondito e utile.

Abbiamo solo un piccolo dubbio: come mai tra i materiali presi in considerazione non viene considerato il vetro? E se è stato considerato (insieme a carta, cartone etc) come mai non si spiega il motivo della sua esclusione?

Insomma il tema è vasto e richiede ulteriori ricerche e approfondimenti.