Natura rotta, ma riparabile con il design (I)

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Si è svolta alla XXII Triennale di Milano la mostra-evento ‘Broken Nature: design take on human survival cioè ‘Natura rotta: il design si impegna sulla sopravvivenza dell’uomo’. Si tratta di un’indagine approfondita – curata da Paola Antonelli – sui legami che uniscono gli uomini all’ambiente naturale.

Questi legami però – come sappiamo – sono stati profondamente compromessi se non addirittura rotti, distrutti (broken). Noi cerchiamo diverse soluzioni riparatrici e una di queste potrebbe essere il design. Come è possibile? Intanto va ricordato che ormai questo concetto abbraccia diverse realtà: si passa dall’architettura alla visualizzazione dei dati, al biodesign alla pianificazione urbana e così via. Di alcune di queste forme del design parliamo abitualmente su Phorestanews anche in occasioni di manifestazioni classiche come ad esempio il Salone del Mobile. Qui però c’è un tentativo di fare una summa di tutte queste declinazioni del design che spessissimo si confrontano con il grande e attuale tema dell’ambiente. Quindi – come sottolinea la presentazione di Broken Nature – il design può diventare uno strumento riparativo. E anche didattico – osserviamo noi dopo aver visitato la mostra – perché i designer possono spingere i cittadini ad avere un atteggiamento più responsabile nei confronti della natura e della sua tutela. Naturalmente mostrare in maniera il più possibile esaustiva i risultati della combinazione design natura è compito da far tremare i polsi. Noi stessi solo per vedere – anche se superficialmente – i numerosissimi materiali esposti abbiamo dovuto spezzettare la visita in più tappe. C’è da aggiungere che le energie e le risorse profuse sono state evidentemente imponenti. Aggiungiamo che la mostra ha un respiro internazionale e che per un lungo periodo quasi tutti gli spazi espositivi della Triennale – in effetti il tempio del design – sono stati occupati dalla manifestazione. Per rendere più fruibile un tema così ampio sono state concepite quattro divisioni che affrontavano ciascuna un aspetto diverso dell’approccio natura-design (con qualche divagazione, come vedremo). Si trattava di: una mostra tematica (quattro lavori appositamente commissionati a designer internazionali); l’installazione The Great Animal Orchestra; della mostra speciale la Nazione delle Piante e infine in una sezione a sé che esponeva ventidue partecipazioni internazionali di realizzazioni di Paesi diversi che abbracciavano appunto l’arte e la natura. Parlare – anche solo sommariamente di ognuna di queste divisioni è impossibile: ne scegliamo allora una (La nazione delle piante) indubbiamente la più vicina alle nostre tematiche. Ne parleremo allora nel prossimo numero. Arrivederci.