Alla scoperta dell’energia nascosta.

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Intervistiamo l’ing Marianna Benetti  AD e socio fondatore di Veil Energy,  una start up fondata in Alto Adige (Bolzano) nel 2013.

1-Voi vi occupate di efficientamento di impianti energetici complessi e di recupero di cascami termici.  Fate tutto questo in un modo innovativo. Se può spiegarcelo in maniera semplice…

R- Forse è meglio, sì. Un sistema energetico complesso è tipico del mondo di oggi e molto diffuso: la semplice fabbrica che utilizza energia elettrica, ad esempio per azionare dei motori elettrici o delle presse per lo stampaggio, oppure macchine oppure per  il taglio lamiera, ha dei consumi elettrici, piuttosto  che termici perché ha delle caldaie di processo.  Questo tipo di sistema diventa  complesso nel momento in cui si autoproduce l’energia, ad esempio con un cogeneratore interno oppure con un impianto fotovoltaico sul tetto. In sostanza un sistema energetico complesso può essere una qualsiasi realtà produttiva semplice ma molto diffusa nel nostro paese.  Ci riferiamo alla piccola e media impresa che ha una produzione energetica in casa perché  per loro la voce energia è importante. Gestire questo sistema complesso come un unico sistema, quindi armonizzando i consumi di energia  dei diversi motori elettrici, compressori, caldaie etc  in produzione di energia è quello che facciamo noi. Normalmente ognuno di questi dispositivi,  le macchine che utilizzano l’energia piuttosto che gli impianti di produzione (fotovoltaici o altro) hanno i loro sistemi di comando e di controllo. Le  gestiscono  come se fossero un’isola in mezzo all’universo. Il gestirle invece tutte assieme contestualizzando  quella macchina o quell’oggetto nel suo sistema permette di aumentare l’efficienza complessiva, di cui il gestore di quel sistema abbia vantaggio utilizzandolo. Così si riesce ad aumentare l’efficienza  complessiva energetica ed economica dal 7 al 15 % , gestendo  le potenze in maniera ottimale e alcuni processi della manutenzione con un approccio predittivo anziché preventivo della manutenzione dei diversi componenti del sistema (macchine di consumo e produzione di energia). Inoltre alcuni processi che adesso vengono fatti manualmente da personale dell’azienda stessa vengono automatizzati: ad esempio la reportistica obbligatoria per norma, piuttosto che reportistica interna aziendale o per audit. Il nostro sistema E-Boost prende delle decisioni di gestione ottimali e le fornisce sotto forma di suggerimenti semplici come ‘accendi’,  ‘spegni’, ‘tara la potenza della macchina x a y’ ecc. Alla fine del mese c’è il report già pronto di quanta energia si è consumata, di quanto gas naturale è stato consumato per quel processo, se la macchina ha lavorato in maniera produttiva  e quanto. Ad esempio il sistema mi dà la produttività di una pressa: quanta energia ha consumato per il lavoro che è previsto svolgere, (cioè stampare) rispetto alla totale energia consumata, magari anche per aspettare altri processi aziendali . Questa è la gestione ottimale del sistema complesso. In questo caso l’energia nascosta è proprio l’inefficienza, la dobbiamo scovare ed eliminare. Attenzione: tutto questo a parità di infrastruttura, si ottimizza la struttura che c’è già.

D- Sì, mi pare che lei abbia fatto un panorama completo di questi impianti complessi. La seconda domanda a cui possiamo passare allora: Leggendo il vostro materiale ho visto che si parla di un generatore termoelettrico TEG?

R- Sì, sfruttiamo l’altra energia nascosta: nella nostra mission ci sono anche i cascami, i cascami termici ad esempio i fumi dei motori a combustione interna, ad esempio della nostra auto, o di  forni alimentari oppure il calore che viene dai laminatori delle acciaierie. Questo calore, non sfruttato oggi, può essere utilizzato per generare energia elettrica, ad esempio dai  generatori termoelettrici di nostra produzione che rispondono all’esigenza di come sfruttare questo calore. La temperatura deve essere  almeno di  300 gradi perché abbia senso fare energia elettrica, altrimenti è meglio cercare di utilizzarla come calore a bassa temperatura per riscaldamento,  essiccazione ecc. Dove non è possibile è comodo  fare energia elettrica e venderla  alla rete;  quindi abbiamo sviluppato questi sistemi termoelettrici. Ne abbiamo due.                                              Uno è il Sirio, nato dal nostro primo brevetto  del 2012. E’ uno scambiatore di calore in cui entrano dei fumi caldi ed escono più freddi,  e dall’altra parte l’acqua di raffreddamento.    URANO invece funziona per irraggiamento, perché se immaginiamo la colata continua di una fonderia come un piccolo sole, URANO è come un impianto fotovoltaico al contrario, rivolto verso il basso, che assorbe questa energia termica e la trasforma in energia elettrica.

3-Benissimo,  poi un altro termine di cui ho letto.  Cos’è l’effetto Seebeck?

R -E’ l’effetto basico del termoelettrico, scoperto da Seebeck nel 1800. E’ lo stesso effetto che viene utilizzato in applicazioni metrologiche: le termocoppie per la misura di temperatura utilizzano questo effetto. Non abbiamo scoperto nulla di nuovo,  questo effetto era già conosciuto. Diciamo che applicazioni industriali ancora non ne esistevano. C’erano applicazioni a livello aerospaziale come la sonda Voyager:  non essendoci ossigeno non posso fare una combustione e se sono lontana dal sole non posso applicare il fotovoltaico;  da qui l’applicazione di generatori termoelettrici nei progetti spaziali americani e russi. In questo caso ci siamo mossi anche grazie  ai nuovi materiali semiconduttori, sviluppati negli ultimi anni.

D-Vedendo le foto del vostro sito mi sembra che siete anche giovani. Avete dei  prossimi obiettivi futuri?

R- Ci poniamo degli obiettivi ambiziosi,  abbiamo un nuovo investitore, vogliamo aumentare la nostra posizione commerciale in Europa, specialmente  in  Italia, Germania e Svizzera perché sono i mercati più sensibili all’efficienza energetica. Però vogliamo  allargarci anche al mondo  anglosassone pure per i cascami.  Ci rivolgiamo a UK, al Nord America e al Canada. Vogliamo  migliorare le performance energetiche dei nostri clienti per contribuire a ridurre le emissioni di CO2.

D- Questa risposta si incastra bene con l’ultima domanda che le faccio. Noi ci occupiamo di economia circolare perché  la riteniamo una delle risposte al momento più promettenti per risolvere i problemi che abbiamo tipo quelli che lei citava delle emissioni della CO2. Allora voi cosa pensate dell’economia circolare?

R – Pensiamo sia uno strumento importante, visto che il punto primo dell’economia circolare sia quello di  ridurre i consumi energetici  e utilizzare “ l’energia non consumata” è la strada migliore. Sicuramente andrebbe molto aiutata a livello di politiche energetiche mondiali perché, ad esempio,  la nuova bolletta elettrica per i privati in Italia non va in questa direzione. Noi abbiamo il vantaggio competitivo come italiani perché siamo un paese povero di materie prime e anche perché abbiamo fatto la scelta di non utilizzare il nucleare. Nella difficoltà siamo portati a utilizzare l’economia circolare. Mentre ci sono paesi  che hanno il petrolio oppure hanno il nucleare come  la Francia: per costoro  non è tanto richiesto di fare questo sforzo. Ma l’economia circolare  e in particolare l’efficienza energetica è l’unica strada da percorrere per ridurre il nostro impatto sul cambiamento climatico, indipendentemente dai costi energetici.

Ringraziamo l’ing. Marianna Benetti  con la quale rimarremo in contatto anche perché le tematiche dell’energia sono strettamente legate alle problematiche ambientali.

Per informazioni: info@veil-energy.eu