Dobbiamo coltivare i coltivatori. E gli allevatori.

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Abbiamo parlato più volte di agricoltura su Phorestanews. Il punto è che l’agricoltura classica e l’allevamento intensivo creano inquinamento ed  emissioni eccessive di CO2 ed altri gas clima alteranti. Ma esistono, per fortuna, accorgimenti che consentono di garantire l’ecosostenibilità sia delle colture sia dell’allevamento degli animali. Alcuni casi – che potrebbero essere presi ad esempio o almeno studiati con attenzione – sono raccontati da Caroline Fox in Food Tank’s Farmer Friday una newsletter che riceviamo regolarmente e che riporta storie di agricoltori e allevatori che adottano abitualmente procedure ecosostenibili.

Queste tecniche  includono: la rotazione delle colture, i corsi d’acqua erbosi, la conservazione delle zone umide ricostruite e l’agricoltura su curve di livello o agricoltura a spina (NDR – la pratica della lavorazione di terreni in pendenza lungo linee di rialzamento costante al fine di conservare l’acqua piovana e di ridurre le perdite di suolo dall’erosione superficiale). Questi agricoltori e allevatori fanno parte del Niman Ranch una rete di farmer che, tra l’altro, allevano il bestiame in modo tradizione e umano senza arrecare ai capi inutili sofferenze. In più il sistema è sostenibile. Riportiamo qualcuna delle loro storie sicuri che potrebbero fornire anche a noi interessanti suggerimenti. C’è ad esempio il caso di Aaron Williams che ha seguito le orme del padre ma che non si è fermato ed è andato oltre, come vedremo. Aaron è un allevatore – appunto di seconda generazione – della Williams Farmy Farm a Villosca Iowa. Un fatto importante: Aaron si è laureato alla Iowa State University nel 2013 e quindi sa applicare i principali ritrovati che vengono man mano scoperti dalla ricerca. In particolare la Williams Family adotta l’agricoltura no-till (NDR – agricoltura a lavorazione zero cioè senza arare) che preserva il terreno senza impoverirlo o danneggiarlo. April Wilson invece è un allevatore di maiali di terza generazione che si preoccupa primariamente di trattare i suoi animali in modo umano. Steve Peterson di Decatur MI, sostiene invece che coltivare meglio non basta: occorre anche proteggere la terra. Questo lo spinge a propugnare un sistema alimentare sostenibile e a trattare con integrità i campi e i boschi. Peterson ha anche una famiglia di agricoltori sostenibili dato che anche i figli lavorano o hanno lavorato nella fattoria. Per il suo impegno il figlio maggiore Luke  Peterson ha ricevuto il premio Mina Ranch Next Generation  Scholarship Award e ora lavora come biologo. La famiglia Peterson ha sempre coltivato il fieno e il mais in modo sostenibile. Seguono altri esempi di buone pratiche di cui bisognerebbe fare tesoro. Ma forse la conclusione più interessante è al termine di questo elenco di coltivatori diciamo illuminati. Occorre ‘coltivare’ una nuova generazione di coltivatori,  si suggerisce alla fine. Un ultimo agricoltore intervistato – che ha vissuto in una comunità di farmer – rileva la necessità di aprirsi ai giovani. Nuove tecniche non distruttive esistono già e possono anche essere implementate. Ma occorre anche che il nuovo coltivatore-allevatore abbia energie ed entusiasmo per metterle in pratica. In Italia sappiamo che un certo numero di giovani sarebbe interessato a intraprendere la strada di una nuova agricoltura. Sarebbe opportuno incoraggiare e sostenere questa tendenza.