E’ nato Green.Crescerà bene.

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Incontriamo il professor Marco Percoco director – nell’ambito dell’Università Bocconi di Milano – della Green Centre for Geography, Resources, Environment, Energy and Networks. Questo nuovo centro nasce dalla consolidata esperienza scientifica di IEFE e di CERTeT. Ma facciamoci spiegare tutto per bene dal prof. Percoco.

D-Perché è nato di ricerca il centro Green? Cioè ce n’erano altri due che però non erano esattamente la stessa cosa…

R – Green nasce per due motivi fondamentali . Un primo motivo forse di benchmark dell’università rispetto al mondo accademico internazionale. L’altra motivazione è che comunque avevamo una storia…

D-Che nasce da queste due esperienze.

R-Una era IEFE che era l’istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente, l’altra era il CERTeT Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo. Lo IEFE soprattutto è stato il primo centro di ricerca della Bocconi. Una storia sessantennale. Il CERTeT è nato venticinque anni fa. Lo IEFE si occupava di energia e ambiente, CERTeT di territorio e trasporti. L’idea è stata quella di raffrontarsi alle altre università straniere e il benchmark che abbiamo io come tanti altri che gravitano attorno a questo centro è la London School of Economics. La LSE da decenni ha un dipartimento di Geografia e Ambiente dove si mischiano queste due discipline. E quindi l’idea è stata quella di dire: Ok, cerchiamo di renderci più vicini a quello che fanno in Inghilterra anche da un punto di vista organizzativo e ci mostriamo anche al mondo, all’Europa in generale come un tutt’uno; chi fa economia del territorio, chi fa economia dell’ambiente con alcune sensibilità che vanno a integrarsi le une con le altre.

D-Questo perché una delle due realtà era sul territorio: il CERTeT.

R-Esatto. E allora l’idea – forse la mission – è di integrare discipline che fino all’altro giorno hanno viaggiato un pochino su binari paralleli ovvero la politica energetica, la politica ambientale e il cambiamento climatico e la politica dei trasporti, oltre che questioni storiche regolatorie di mercati energetici (gas e altro) ma avendo la geografia come minimo comun denominatore. Anche perché magari in Italia non si ha la percezione della rilevanza della geografia o meglio si pensa che la geografia sia semplicemente lo studio delle mappe: i fiumi della Basilicata piuttosto che la capitale dell’Austria. Ma la geografia oggi è uno dei punti fondamentali su cui si fa il policymaking ed è inutile parlare di climate change se non si capisce chi perde e chi guadagna, i paesi che guadagnano e quelli che perdono. La politica energetica: da dove viene l’energia e dove la si porta. E quindi ancora la geografia. I trasporti per la loro stessa natura sono geografia, sono l’elemento geografico per antonomasia e parlare di politica dei trasporti oggi significa parlare anche di cambiamento climatico, di ambiente e di energia.

D- Sì, infatti la famosa battaglia sulla TAV mi pare che incroci l’ambiente e i trasporti.

R-Possiamo pensare anche più in piccolo. Stamattina ero al telefono con un assessore di Fabriano, un comune di piccole dimensioni ma che si pone la questione della sharing mobility, della mobilità diffusa, dei veicoli elettrici e di politica energetica e di approvvigionamento elettrico della città, mettere le centraline di ricarica e compagnia cantante. Quindi in realtà anche l’assessore alla mobilità di una piccola cittadina non può non porsi problemi che sono trasversali su queste tematiche. E io credo che prima o poi anche un assessore all’urbanistica dovrà porsi le stesse questioni sebbene oggi l’urbanistica sia ancora un po’ a se stante.

D-Lei si occupa di geografia.

R- Sì però mi occupo di geografia dei trasporti e da sempre di ambiente. In particolare dell’impatto sull’ambiente dell’attività di trasporto. Quindi la scommessa del centro e la mia scommessa personale è quella di integrare queste discipline anche nel tentativo di influenzare la politica economica italiana ed europea.

D –Lo IEFE ed il CERTeT sono stati soppressi o inglobati o continuano la loro strada?

R- Non esistono più. Nel senso che al momento esisteranno ancora le loro homepage finchè non ne creeremo solo una integrata che le ingloberà. Una scommessa che sto facendo è quella di portare all’interno di questo centro colleghi che si occupano di pubblica amministrazione,  di enti locali soprattutto. Ci sono anche persone che non sono strettamente accademiche ma che sono essenziali per noi perché mantengono i contatti con la press piuttosto che con gli enti locali, le aziende pubbliche perché noi non aspiriamo a essere un centro di ricerca di pura teoria. La nostra comunque è economia applicata. Quindi non possiamo fare a meno della realtà, non possiamo chiuderci in questa stanza a scrivere libri. Abbiamo bisogno del contatto continuo con il mondo esterno. E questo contatto è molto più semplice con personaggi che fanno un lavoro che io ritengo sia complementare rispetto a noi. E che in questo momento non è un lavoro oggetto di valorizzazione, in particolare perché il mio compito è valorizzare sotto l’altro lato quello accademico e complementare perché deve cercare di alimentare in qualche modo il pensiero più generale, più accademico, più di alto profilo.

D-Anche noi come Phoresta organizziamo degli incontri esterni per affrontare le tematiche che più ci stanno a cuore.

R-Certo, anche per noi è importante uscire dall’università … organizzando degli eventi che alla fine sono di divulgazione. Quello a cui lei ha partecipato (NDR – Road Pricing del 9 ottobre 2018, ne abbiamo parlato su PN n 49) probabilmente è stato organizzato da Edoardo Croci. Questi incontri non hanno uno standing accademico. Non vengono presentati studi innovativi con formule astruse e numeri e compagnia cantante. Ma per noi sono comunque rilevanti perché ci mettono in contatto con il mondo esterno. Mercoledì c’è un convegno sulle periferie a Milano. E’ una giornata campale perché c’è anche un evento sulla riapertura dei Navigli.

D–A proposito di riaprire i Navigli abbiamo conosciuto Biscardini (NDR – Roberto Biscardini ex senatore della Repubblica, lo abbiamo intervistato su PN n 48). E’ un progetto ambiziosissimo però avrebbe ricevuto l’imprimatur da parte del sindaco etc. E’ anche un progetto affascinante. Porterebbe Milano più vicino a città come Amsterdam o Parigi.

R –E’ un progetto ambizioso. Però a quanto mi è parso di capire ci sono diverse versioni. Il Comune propende per il progetto minimalista (NDR – cioè riaprire solo i Navigli in Milano) mentre Biscardini vorrebbe un progetto che vada da Sesto Calende a Mestre.

D -Altra domanda: i vostri prossimi programmi?

R- Io direi desiderata; vediamo se si concretizzeranno nelle prossime settimane. Sono due e ci limitiamo a enunciarli per il momento. Da un lato studiare la desertificazione, da un punto di vista socioeconomico. Su due piani geografici: un primo piano sicuramente fattibile che è quello del mediterraneo, l’altro invece utilizzando l’Atlante mondiale della desertificazione che è stato pubblicato dal JRC (NDR- Il Centro comune di ricerca, è una direzione generale della Commissione europea: DG-JRC, che dispone di sette istituti di ricerca dislocati in cinque paesi membri dell’Unione europea) da poche settimane e quindi su scala mondiale. L’altra cosa su cui vorremmo puntare è l’impatto delle grandi reti di trasporto (trasporto aereo o via mare) sul cambiamento climatico.

Ringraziamo il professor Marco Percoco che ci ha esposto molte altre cose interessanti. Le presenteremo successivamente. E sicuramente Green sarà per noi una fonte utile di informazioni e stimoli.

www.green.unibocconi.eu.